Παρασκευή 23 Δεκεμβρίου 2011

ΣΑΝΤΡΟ ΠΕΝΝΑ (Sandro Penna) - 3 ΠΟΙΗΜΑΤΑ




XV

Το φεγγάρι
 μας κοίταζε αρκετά ήσυχο
πέρα από
 την οθόνη που προσεκτικά 
παρακολουθούσε τα
 απίστευτα γεγονότα
με το δικό του παιδικό προφίλ,
 αγαπητέ.
σ’ εκείνο στο φεγγάρι εκεί κάτω, αλλά πολύ μακριά
Μόνο
 μισή ώρα πριν από ...

Una strana gioia di vivere [1949-1955]

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Κουβαλάω μαζί μου το γλυκό πόνοΗμουν
σε χώρες πιο όμορφες
 από την αγάπη.
Και
 στέκομαι στη θάλασσα που χτυπάει
ενάντια στους βράχους
 για να γελάσει με αυτούς.
Μοναχικό ένα παιδί διακρίνεται απορροφημένο
σε κάτι
 σκοτεινό που δεν τολμώ
να μαντέψω... Στη συνέχεια, ανακάλυψε ένα
 σκίρτημα
και
 ένα άλμα του τον έφερε χαρούμενα
στη θάλασσα
 για να κρύψει την αμαρτία του.

Ανέκδοτα
 ποιήματα [1927-1955] Appendice alle «Poesie»

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Η νύχτα πέφτει.
 Αν αντισταθεί το πράσινο
στα λιβάδια
 και στο γαλάζιο ουρανό 
θα έρθει
 και ο χρόνος
όπου το μόνο
 φως
θα είναι
 στα μάτια του αρχαίου αγοριού.

Ποιήματα
  Croce e delizia

μετάφραση Κοκολογιάννης Κωνσταντίνος



Ο ΣΑΝΤΡΟ ΠΕΝΝΑ ΓΕΝΝΉΘΗΚΕ ΣΤΗΝ ΠΕΡΟΥΤΖΙΑ στις 12 Ιουνίου 1906. Το 1929 εγκαταστάθηκε στην Ρώμη, πόλη που αποτελούσε το στόχο των συχνών νεανικών του περιπλανήσεων. Εδώ έζησε την υπόλοιπη ζωή του ( αν εξαιρέσουμε την παρένθεση της διαμονής του στο Μιλάνο όπου δούλεψε σαν υπάλληλος βιβλιοπωλείου) εξασκώντας τα πιο διαφορετικά και τυχαία επαγγέλματα. Πέθανε στην Ρώμη στην 23 Ιανουαρίου 1977. «Η ζωή … είναι να θυμάμαι…», ήταν το πρώτο ποίημα που έγραψε (όπως μας λέει ο ίδιος σ’ ένα αυτοβιογραφικό σημείωμα), στο περιθώριο μιας εφημερίδας. Ένα βράδυ κοντά στην θάλασσα σε ηλικία 22 χρονών και σε μια εποχή που «ούτε υποπτευόμουν καν την ύπαρξη της ποίησης». Εκείνο το «πρώτο» ποίημα βρέθηκε ανάμεσα στα χαρτιά που άφησε με το θάνατό του, δακτυλογραφημένο με την ημερομηνία 24-8-1922) γνωρίζουμε πως ο Πέννα έγραφε ακόμη μαθητής γυμνασίου μακροσκελή ποιήματα επηρεασμένος από τον Ντ’ Ανούντσιο, εκείνο το «πρώτο» ποίημα διατηρεί όλο τον θαυμασμό μας γιατί ξέρουμε πως γεννιέται όχι από ένα θαύμα, αλλά έπειτα από «γνώση» κατακτημένη με αγωνία και μελέτη.
«Μόλις συγκέντρωσα μερικά ποιήματα» συνεχίζει το αυτοβιογραφικό σημείωμα, «μου έτυχε να διαβάσω σε μια εφημερίδα πως οι πιο μεγάλοι ποιητές ήταν τρεις: ο Σάμπα, ο Ουνγκαρέτι, και ο Μοντάλε. Από την στιγμή που ήξερα πως ο Σάμπα έχει ένα βιβλιοπωλείο στην Τεργέστη στην οδό Σαν Νικολό, είπα στον εαυτό μου: Να σε ποιόν θα στείλω τα ποιήματά μου να μου πει αν αξίζουν. Η απάντηση μου ήρθε αμέσως…» Η ποίηση του Πέννα από την ευτυχισμένη εκείνη αρχή, δεν γνωρίζει ανάπτυξη. Επαναλαμβάνεται σε μια περιορισμένη ποικιλία ήχων και τόνων επιτυγχάνοντας μια σειρά από διαφάνειες που δεν έχουν προηγούμενο στην ιταλική ποίηση του αιώνα μας.
Αν όμως το έργο του έχει μόλις τα τελευταία χρόνια εξαπλωθεί έξω από την «ελίτ» των ειδικών κι έχει αποκτήσει την αναγνώριση του αναγνωστικού κοινού, η δυσκολία να περιοριστεί η ποίηση του Πέννα σε μια ετικέτα, παραμένει. Ίσως γιατί αυτό που λέει μόλις διατυπώνεται, είναι ένα μυστικό που δεν μπορούμε να το επαναλάβουμε, παρά μόνον να το αισθανθούμε. Ο Αντόνιο Πόρτα γράφει: «Ο Πέννα μας αποδεικνύει σε μεγάλο βαθμό το «ακαθόριστο» με το οποίο είναι φτιαγμένη η ποίηση: κι ακόμα ότι δεν μπορεί να ορισθεί παρά μόνον με τον εαυτό της.»


Sandro Penna
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Sandro Penna (Perugia12 giugno 1906 – Roma21 gennaio 1977) è stato un poeta italiano.

Biografia 

Nato da una famiglia borghese, si diploma in ragioneria e lavora a Perugia in modo saltuario facendo diversi mestieri: il contabile, il commesso di libreria, il correttore di bozze e il mercante d'arte.
Ha modo di entrare in contatto con il mondo dei letterati in seguito alla conoscenza di Umberto Saba nel 1929 e all'incontro con gli artisti fiorentini che frequentano il "Caffè Le Giubbe Rosse" di Firenze.
Nel 1939, grazie all'interessamento di Giuseppe Ferrara e Sergio Solmi, pubblica la prima raccolta di versi il cui successo lo fece entrare, come collaboratore, in alcune importanti riviste dell'epoca, come "Corrente", "Letteratura", "Frontespizio", il "Mondo" su cui apparvero negli anni '40 alcune prose che saranno più tardi (1973) raccolte nel volume Un po' di febbre.
Nel 1950 venne pubblicato il suo secondo libro di versi uscito nelle edizioni della Meridiana con il titolo di Appunti.
Nel 1955 pubblicò il racconto Arrivo al mare e nei due anni seguenti due opere importanti che definiranno meglio la sua personalità e lo stile della sua poesia: Una strana gioia di vivere, edito da Scheiwiller nel 1956e la raccolta completa delle sue Poesie edita da Garzanti che gli fece ottenere, nel 1957, il Premio Viareggio.
Nel 1958 pubblicò Croce e delizia con la casa editrice Longanesi e solamente nel 1970 apparve presso l'editore Garzanti il suo libro Tutte le Poesie che comprendeva le poesie precedenti e molti inediti. In quello stesso anno fu assegnato a Penna il Premio Fiuggi.
Nel 1976 venne pubblicato sull'"Almanacco dello Specchio" una scelta di sue poesie e, alla fine di quell'anno, il volume Stranezze (1976) per il quale, nel gennaio del 1977, pochi giorni prima della morte, gli venne assegnato il Premio Bagutta.

Poetica 

Solitamente Penna viene annoverato tra i tre principali poeti della cosiddetta "linea antinovecentesca" o "linea sabiana", denominazione che fu coniata da Pasolini (che grazie al suo estro polivalente, fu anche un notevole critico letterario), in rapporto a tre poeti: Attilio BertolucciGiorgio Caproni e Penna.
Il termine è giustificato dal fatto che la loro produzione più significativa si colloca negli anni trenta, in pieno clima ermetico.
Essi, infatti, si distaccano dal linguaggio allora in voga, volutamente difficile, elitario, caratterizzato da uno spirito analogico-simbolico; il loro, è un linguaggio che risponde essenzialmente a tre elementi costitutivi:
1) stretto rapporto con la tradizione
2) uso di un linguaggio chiaro, immediato, di facile comprensione
3) rappresentazione della realtà, attraverso una accentuata descrittività e narratività
Sarà facile, quindi, capire come i loro principali modelli di riferimento siano Pascoli e i Crepuscolari, ma, in particolar modo, Saba. Dalle analogie con quest’ultimo, non a caso, deriva la seconda definizione sotto cui vengono annoverati Penna, Bertolucci e Caproni.
Ritornando al caso specifico di Penna, all’interno della sua produzione, si notano due caratteristiche: il monolinguismo e il monotematismo. Il tema ricorrente nella poetica di Penna è il desiderio omoerotico, un fatto a cui il poeta probabilmente allude nella raccolta Stranezze (quando arriva a definirsi «poeta esclusivo d’amore») e che pare confermare con la lirica Sempre fanciulli nelle mie poesie!:
« Sempre fanciulli nelle mie poesie!
Ma io non so parlare d’altre cose.
Le altre cose son tutte noiose.
Io non posso cantarvi Opere Pie. »

Questo testo – che assume il valore di una dichiarazione di poetica – evidenzia la concezione che Penna ha della poesia, vissuta quale equivalente del desiderio e del principio di piacere (rappresentato dai "fanciulli" del v.1, unica cosa non noiosa e, quindi, piacevole, in antitesi rispetto alla morale, rappresentata in maniera esemplare dalle "Opere Pie" del v.4), cioè come equivalente della natura.
E d’altra parte la poesia è vissuta anche come modo in cui tale valore naturale diviene accessibile sul piano sociale (grazie alla sublimazione della forma), come luogo in cui il principio di piacere può incontrarsi col principio di realtà senza rinunciare a esprimersi, mirando a una superiore armonia.
La poesia ha, perciò, un valore di trasgressione lecita, che, tuttavia, non basta a Penna al colmare l’insoddisfazione per un mondo che lo ha relegato ai margini (non a caso la differenza tra le prime e la ultime liriche è la scomparsa di quella "strana gioia di vivere", di quella "felice e pagana istintività gioiosa" che lo aveva sempre animato).
Il monolinguismo penniano (basato su un vocabolario ridottissimo e su un estremo controllo formale) è giustificato dal fatto che

« la natura totalmente trasgressiva della tematica di Penna postula assolutamente un linguaggio non trasgressivo » (P.V.MengaldoPoeti italiani del Novecento)

Appare, quindi, chiaro come questo sia legato evidentemente alla scelta tematica fatta dal nostro autore.
La poesia di Sandro Penna, legata al tema dell'amore omosessuale, si realizza in forme apparentemente semplici e cantabili. Secondo alcuni, rappresenta il vero e proprio contraltare poetico di Eugenio Montale.
Il timbro dei suoi versi è di classica e assoluta purezza, le sue strofe sono brevi e i suoi versi, di una dolce cantabilità, lontani da ogni esperienza contemporanea.
La lirica di Penna si caratterizza per la forma impressionistica dei suoi tratti e per la mancanza, così insolita e quasi "anarchica", di suggestioni colte dalla letteratura del Novecento.
Proprio la posizione appartata, e anche indifferente, di Sandro Penna nel panorama della poesia del Novecento, ha reso non sempre facile un pieno riconoscimento del suo autentico valore e la sua fortuna critica è stata sempre inferiore ai suoi meriti.
Tra i sostenitori della sua poesia ci fu Pier Paolo Pasolini, che a Penna dedicò nel 1960 due capitoli del suo volume di saggi Passione e ideologia e una recensione di Un po' di febbre (Scritti corsari).
Tra gli altri critici che apprezzarono la sua poesia ci furono Sergio Solmi in Tesoretto 1941Luciano Anceschi in Saggi di poetica e poesia 1943Piero Bigongiari in Il senso della lirica e altri studi 1952Giuseppe De Robertis in Altro Novecento 1962Alfredo Giuliani in Immagini e maniere 1965.
Dopo la pubblicazione di Tutte le poesie nel 1970, i consensi della critica intorno alla sua opera sono aumentati e, accanto alle numerose recensioni che accompagnano i suoi libri, si distingue il saggio di Giovanni Raboni dapprima pubblicato in "Paragone" e in seguito nel suo libro Poesia degli anni sessanta e la recensione di Giacomo De Benedetti in Poesia italiana del Novecento apparsa nel 1974 e la postfazione diCesare Garboli a Stranezze.

Curiosità 

La canzone di Roberto Vecchioni "Blu(e) notte" (dall'album Samarcanda (1977) parla, pur senza nominarlo, di Sandro Penna, e ne cita due versi (evidenziati in corsivo):

« ... però da vecchio pesa il respiro:
lo vedevo giocare, lo guardavano tutti. Quante
volte ho pensato: "Basta, sto male", quante
volte ho detto: "Basta, camminami avanti..."
Ma il fanciullo che avanti a te cammina
e non lo chiami, non sarà più quello. »
(Blu(e) notte - Roberto Vecchioni)

Tre poesie 

« Fuggono i giorni lieti,
lieti di bella età.
Non fuggono i divieti
alla felicità. »


« Se passa una Bellezza che va in fretta,
non hai l'aninera per non averla stretta.
Tu guardi il cielo verde nella prima
sera. Passata è la Bellezza in bicicletta. »


« Se la vita sapesse il mio amore
correrei questa sera lontano.
Correrei dove il vento mi baci
dove il fiume mi parli sommesso.
Ma chissà se la vita somiglia
al fanciullo che corre lontano. »

Bibliografia 

Opere 

Poesie, Firenze 1938
P. Claudel. Presenza e profezia (trad.), Roma 1947
Appunti, Milano 1950
Arrivo al mare (narrat.), Roma 1955
Una strana gioia di vivere, Milano 1956
Poesie, Milano 1957
Croce e delizia, Milano 1958
Stranezze, Milano 1976
Tutte le poesie, Milano 1970 (poi Milano 1977)
Un po' di febbre, Milano 1973
Il viaggiatore insonne (a cura di N. Ginzburg e G. Raboni), Genova 1977
Confuso sogno (a cura di E. Pecora), Milano 1980

Studi 

L. Anceschi, Saggi di poetica e poesia, Firenze 1943;
P. Bigongiari, Il senso della lirica italiana e altri studi, Firenze 1952;
G. Caproni, in La fiera letteraria, 8 settembre 1957;
G. Spagnoletti, Poesia italiana contemporanea, Modena 1959;
P.P. Pasolini, Passione e ideologia, Milano 1960;
G. Barberi Squarotti, Poesia e narrativa del secondo Novecento, Milano 1961;
G. De Robertis, Altro Novecento, Firenze 1962;
A. Giuliani, Immagini e maniere, Milano 1965;
G. Pozzi, La poesia italiana del Novecento, Torino 1965;
G. Mariani, Letteratura italiana - I contemporanei, III, Milano 1969;
G. Leone,Sandro Penna, un caso nella poesia del Novecento, in "Ricorditi di me..." su Lecco 2000,
Dicembre 1997, Lecco.
A. Rosselli, S. P., in «Unità», primo luglio 1970;
C. Bo, S. P., in «Corriere della Sera», 18 giugno 1970;
D. Bellezza, in «L'Espresso», 7 marzo 1971;
E. De Filippis, L'Invariante profonda, in «Nuovi argomenti», dicembre 1971,
G. De Benedetti, in Poesia italiana dei novecento, Milano 1975;
G. Raboni, in Poesia italiana degli anni sessanta, Roma 1976.
Un'ottima bibliografia su Sandro Penna in G. De Santis, Sandro Penna, Firenze 1982.
Dal 24 al 26 settembre 1990 si è svolto a Perugia un importante "Convegno nazionale di studi su Sandro Penna", i cui Atti sono usciti con il suggestivo titolo "L'Epifania del desiderio", a cura di R. Abbondanza e M. Terzetti, editi dalla Provincia di Perugia nel 1992. All'interno del volume:
Giorgio Luti, L'ombra e la luce: Penna e il Novecento, pp. 17-27.
Gualtiero De Santi, Penna e le immagini della poesia europea, pp. 29-46.
Giuseppe Nava, La lingua di Penna, pp. 48-60.
Oreste Macrì, Poetica e poesia di Sandro Penna, pp. 62-83.
Michela Vermicelli, La vicenda testuale di Penna tra rivista e raccolta, pp. 86-105.
Antonio M. Girardi, Il gioco delle varianti nella poesia di Sandro Penna, pp. 108-121.
Piero Bigongiari, Il "cerchio dei frammenti" di Sandro Penna, pp. 124-133.
Alfredo Giuliani, Rileggere Penna, pp. 136-140.
Nico Naldini, Pifferaio incantatore, pp. 141-145.
Elio Pecora, Gli anni perugini di Sandro Penna, pp. 148-153.
Enzo Siciliano, Penna e Pasolini, pp. 156-159.
Dario Bellezza, Il Lager di Sandro Penna, pp. 164-168.
Giuseppe Leonelli, Ritmi e metri penniani. Qualche esercizio di interpretazione, pp. 170-173.
Elio Pecora, Manoscritti e altri materiali lasciati da Sandro Penna, pp. 176-178.
Luigi Tassoni, Eros e tempo nel canzoniere di Penna, pp. 180-197.
Pasquale Tuscano, L'esordio poetico di Sandro Penna, pp. 200-215.
Enrico Cerquiglini e Maurizio Terzetti, Smarrimenti penniani. Scansione giornaliera dei silenzi poetici e delle voci meteorologiche, pp. 218-227.
Bruno Corà, Penna, i pittori, l'arte, pp. 230-235.
Philippe Di Meo, Le prose di Sandro Penna, pp. 238-240.
William Rivière, La presenza di Penna negli ambienti di lingua anglo-americana, pp. 242-246.
Brunella Bruschi - per il Merendacolo, Leggendo insieme Sandro Penna: l'esperienza critica di alcuni poeti perugini, pp. 250-256.
Giuseppe Giacalone, L'ironia lirica di Penna, pp. 258-267.
Carlo Guerrini, Un po' di febbre: la parabola dei sensi e il senso del ritorno, pp. 270-274.
Enzo Giannelli, L'uomo che sognava i cavalli. La leggenda di Sandro Penna
Antonio Carlo Ponti, L'origine e la memoria. Di alcuni poeti umbri e loro affinità con la poesia di Sandro Penna (appunti di lavoro), pp. 276-283.
Ursula Vogt, La presenza di Sandro Penna nei paesi di lingua tedesca, pp. 286-296.
Cesare Garboli, Penna postumo, pp. 298-303.
Un'ampia bibliografia, a cura di Roberto Deidier, chiude il libro, ed è aggiornata sino al 1989 compreso.
Elena Gurrieri, "Quel che resta del sogno. Sandro Penna, dieci studi (1989-2009)", Firenze, M. Pagliai-Polistampa, 2010.

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